Disturbi del comportamento alimentare

Disturbi del comportamento alimentare

I disturbi alimentari sono uno dei problemi psicologici più diffusi nelle giovani donne. In Italia due milioni di ragazze soffrono di questi disturbi, con esordi sempre più precoci; di recente si è riscontrata  una diffusione della malattia anche nei maschi.

I disturbi alimentari sono caratterizzati da preoccupazioni eccessive per il proprio corpo e la propria immagine che causano una tendenza ad un’alimentazione sregolata, a volte rigida e controllata, a volte senza controllo.

I disturbi alimentari si dividono in tre categorie: Anoressia, Bulimia disturbi alimentari non altrimenti specificati, tra cui il B.E.D. (Binge Eating Disorder).

 

Anoressia Nervosa

Una persona è affetta da Anoressia Nervosa se manifesta tutte e quattro le seguenti caratteristiche:

  • Perdita di peso rilevante (più del 15% del peso considerato normale per età, sesso e altezza);
  • Paura intensa di ingrassare anche quando si è sottopeso;
  • Alterazione nel modo di vivere il peso, la taglia e le forme corporee;
  • Scomparsa delle mestruazioni (assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi).

La caratteristica principale dell’anoressia nervosa è il rifiuto del cibo ma chi soffre di tale disturbo ha sempre una intensa fame e appetito. Il rifiuto di mangiare nasce dalla forte paura di ingrassare e dalla conseguente necessità di controllare l’alimentazione. Per evitare di ingrassare, chi soffre di anoressia nervosa, mette in atto una serie di comportamenti tipici del disturbo, quali seguire una dieta ferrea, fare esercizio fisico in maniera eccessiva, indursi il vomito dopo aver mangiato anche piccole quantità di cibo. Si distinguono due forme di anoressia nervosa: l’anoressia restrittiva,  in cui il dimagrimento è causato dal digiuno e dall’intensa attività fisica, e l’anoressia purging, in cui la persona mette in atto comportamenti (abuso di lassativi e/o diuretici, vomito), che insieme al digiuno, servono a diminuire il peso corporeo. La percezione ed il valore attribuiti all’aspetto fisico ed al peso corporeo risultano distorti in questi soggetti. Alcuni si sentono grassi in riferimento alla totalità del loro corpo, altri pur ammettendo la propria magrezza, percepiscono come “troppo grasse” alcune parti del corpo, in genere l’addome, i glutei, le cosce. Possono adottare le tecniche più disparate per valutare dimensioni e peso corporei, come pesarsi di continuo, misurarsi ossessivamente con il metro, o controllare allo specchio le parti percepite come “grasse”. Nei soggetti con anoressia nervosa i livelli di autostima sono fortemente influenzati dalla forma fisica e dal peso corporeo: la perdita di peso viene considerata come una straordinaria conquista e un segno di ferrea autodisciplina, mentre l’incremento ponderale viene esperito come una inaccettabile perdita dellea capacità di controllo. Sebbene alcuni possano rendersi conto della propria magrezza, tipicamente i soggetti con questo disturbo negano le gravi conseguenze, sul piano della salute fisica, del loro stato di psicologico.

 

Bulimia Nervosa

Una persona affetta da Bulimia Nervosa presenta le seguenti caratteristiche:

  • abbuffate ricorrenti, caratterizzate dal consumo di grandi quantità di cibo e dalla sensazione di perdere il controllo sull’atto di mangiare;
  • comportamenti di compenso per evitare l’aumento di peso. Il vomito autoindotto è il meccanismo di compenso più frequentemente utilizzato: molte persone utilizzano lassativi e diuretici impropriamente, altre fanno esercizio fisico in modo eccessivo.
  • preoccupazione estrema per il peso e le forme corporee.

La caratteristica principale della bulimia nervosa è un circolo autoperpetuante di preoccupazione per il peso e le forme corporee -> dieta ferrea -> abbuffate -> vomito autoindotto. La diretta conseguenza dell’intensa preoccupazione per le forme e il peso in soggetti che basano l’autovalutazione personale sulla magrezza, è cercare di dimagrire seguendo una dieta caratterizzata da regole molto rigide. La dieta ferrea è la principale responsabile della comparsa delle abbuffate. Seguire una dieta rigida in modo perfezionistico porta prima o poi inevitabilmente a compiere piccole trasgressioni che vengono vissute da chi soffre di problemi dell’alimentazione come una irrimediabile perdita di controllo. Le abbuffate in una prima fase possono dare piacere perché allentano la tensione del dover seguire in modo ferreo la dieta; col passare del tempo determinano però emozioni negative (paura di ingrassare, senso di colpa, vergogna, disgusto) che a loro volta possono innescare nuove abbuffate.

Binge Eating Disorder (Disturbo da Alimentazione Incontrollata)

Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata è una definizione diagnostica di recente acquisizione che descrive sul piano clinico un comportamento alimentare di tipo bulimico, caratterizzato da episodi di abbuffate ricorrenti e reiterate nel corso della giornata e associato alla sensazione di perdere il controllo dell’atto del mangiare. Differentemente dalle persone che soffrono di Bulimia Nervosa, le persone affette da Bed attribuiscono una minore importanza alla magrezza e non cercano di eliminare le calorie introdotte attraverso l’adozione di mezzi di compenso (vomito, abuso di lassativi e/o diuretici, eccessiva attività fisica, digiuno). Questo determina un apporto calorico continuativo con la conseguenza di un notevole aumento ponderale (anche dai 20 ai 30 kg in sei mesi). Sembra che il cibo, per questi pazienti, diventi una forma di autoterapia per curare l’ansia, che trova, appunto, sollievo nell’atto del mangiare. I pazienti in questione appaiono  come persone molto sofferenti, che vivono nell’afflizione di non poter controllare l’impulso a mangiare. Pieni di vergogna, si sentono goffi e brutti, anche se a volte minimizzano le loro condizioni all’ambiente familiare e sociale. Sul piano psicologico si evidenziano conflittualità relative all’autostima,  aspetti di personalità dipendente,  vissuti di autosvalutazione, pessimismo, scarsa considerazione di sé e tristezza. L’ansia e il disagio depressivo spesso catalizzano il bisogno delle abbuffate, che possono assumere sia una funzione di sedazione sia una funzione di gratificazione compensatoria.

 

Riflessioni

Il perfezionismo in questa tipologia di pazienti, sembra giocare un ruolo di rilievo nell’eziologia, nel decorso e nel mantenimento del disturbo.

Il nucleo  centrale di questo disturbo è rappresentata da uno schema alterato di auto-valutazione,  basato sul perseguimento e il raggiungimento di risultati che sono   troppo elevati per il soggetto. Il  mantenimento di tale patologia è assicurato da una serie di processi tra cui:

  • la paura patologica del fallimento, che porta l’individuo a reagire con estrema autocritica a ogni fallimento da lui percepito e a rafforzare l’immagine negativa di sé;
  • lo stabilire  regole che  per   loro natura si pongono ai due estremi, tipo tutto o nulla e, quindi, suscitano senso di colpa e autorecriminazione qualora vengano trasgredite;
  • la necessità di autocontrollo estremo per ottenere gli scopi stabiliti anche a costo di limitare le attività piacevoli;
  • l’ attenzione selettiva nei confronti del fallimento che porta ad ipervalutare gli errori e a sottovalutare i successi parziali, mettendo in atto “comportamenti di controllo”, palesi o nascosti, e  “comportamenti di evitamento” (procrastinazione, interruzione, evitamento completo), necessari ad allontanare la possibilità dell’insuccesso;
  • il ristabilire gli obiettivi ottenuti con successo, perché ritenuti non abbastanza difficili da raggiungere, in quanto già raggiunti.

Ne deriva che, nel trattamento dei Disturbi Alimentari, deve essere riconosciuta come problematica fondamentale la limitatezza dello schema di autovalutazione, eccessivamente condizionato dal perseguimento di elevati obiettivi in un unico e particolare aspetto della vita: la forma fisica. Lo scopo del trattamento è primariamente quello di ampliare lo schema di autovalutazione del paziente.

In conclusione è possibile affermare che il nucleo centrale di mantenimento dei Disturbi Alimentari, è costituito da una valutazione  alterata in cui la percezione del proprio valore personale dipende unicamente da: alimentazione, peso, aspetto corporeo e  capacità di tenerli sotto controllo.