Disturbi dell'umore

Depressione

La Depressione, è il disturbo dell’umore presente con maggiore frequenza nella popolazione generale. Esso colpisce prevalentemente il sesso femminile.

E’ caratterizzata sostanzialmente dalla riduzione più o meno accentuata delle energie mentali e fisiche, che determina un’ alterazione dell’equilibrio generale di tutte le funzioni psichiche (affettività, ideazione, attività del sistema neurovegetativo e sensoriale, attenzione, vigilanza, memoria, libido, funzioni corporali, etc) le quali , in varia misura, risultano negativamente modificate.
Accanto alla pressoché consueta perdita delle energie fisiche e mentali, con generale rallentamento delle funzioni psichiche e motorie, senso di debolezza e confusione mentale, compaiono  depressione del tono dell’umore (tristezza, umor nero, irritabilità), apatia, pessimismo, disitima di sè, senso di generale fallimento nella vita, alterazioni del sonno (insonnia, ipersonnia), dell’appetito (inappetenza, iperfagia), deficit delle funzioni cognitive (diminuzione/perdita delle capacità di concentrazione, attenzione, vigilanza, diminuzione della memoria), cefalea, diminuzione/perdita della libido, ritiro sociale, diminuzione o perdita delle capacità lavorativa o di studio.
Accanto a questo nucleo centrale di sintomi non necessariamente presenti contemporaneamente, ne sussistono altri di natura ansiosa o ansioso-agitata sia di tipo psichico (ansia libera o strutturata con caratteristiche prevalentemente fobiche) sia di tipo somatico (tachicardia/ palpitazioni, respiro affannoso e superficiale, capogiri, nausea/vomito/ stipsi/diarrea, ipersudorazione, sensazioni cutanee abnormi (le più frequenti: formicolìo e/o ipo-anestesia variamente disseminate in qualsiasi parte del corpo).

Generalmente, entrambe le forme di ansia, psichica e somatica, coesistono.

La depressione può insorgere a qualsiasi età, anche nell’infanzia. Può presentare, in assenza di trattamenti, un’estrema varietà di durata (decorso), con vari livelli di intensità (lieve, media, grave): da 3 giorni (Depressione Maggiore Breve) fino a 1-2-5-10-20  anni o per tutta la vita (Depressione Cronica). I vari tipi di trattamento accorciano notevolmente la durata degli episodi e portano, nella maggior parte dei casi, alla guarigione. E’ da tenere presente, tuttavia, che la depressione, anche se non trattata, tende a guarire spontaneamente nella maggior parte dei casi: tuttavia una percentuale di soggetti che, a seconda della statistiche, varia dal 10 al 20% , non guarisce (forme resistenti al trattamento). Le forme più frequenti di depressione, a parte quelle cosiddette “reattive” a un evento di vita, son quelle di tipo stagionale, la cui durata corrisponde a circa due-tre-quattro mesi. La decisione di  iniziare o meno un trattamento, farmacologico o psicologico,è data dalla gravità dei sintomi e dalla durata della malattia, aspetti che possono mutare radicalmente la qualità di vita dell’individuo e indurre pertanto a ricorrere alle cure.

Le ipotesi più accreditate sulla genesi di tale disturbo sono quelle che ipotizzano un deficit transitorio nella produzione di  neurotrasmettitori (serotonina, noradrenalina, dopamina) da parte delle cellule nervose di  determinate aree del cervello.
Le terapie  sono mirate al recupero della funzionalità di tali aree.

La depressione, per insorgere, necessita generalmente di vari fattori, ciascuno variabile per intensità (o durata), d i cui ricordiamo i principali: 1) una predisposizione individuale su base genetica; 2) presenza di fattori stressanti prolungati provenienti dall’ambiente esterno (lavorativo e familiare, soprattutto) di natura psicofisica; presenza di malattie somatiche (ad es. malattie autoimmuni quali la tiroidite di Hashimoto, malattie croniche debilitanti ma anche  un semplice stato influenzale)

Il trattamento, nei casi in cui è utile o necessario , consiste nell’utilizzo di farmaci (antidepressivi, spesso associati ad ansiolitici) e nel ricorso a  psicoterapie di vario tipo (cognitivo-comportamentale, analitica, transazionale, razionale-emotiva, gestalt, interpersonale,ecc.). Esistono altri tipi di intervento terapeutico, non farmacologico o psicologico, quali, ad es., la deprivazione di sonno, la terapia della luce, la stimolazione galvanica con corrente continua (TDCS), la terapia magnetica transcranica le quali, in diversi casi, da sole o in associazione con altre terapie, si sono rivelate efficaci.

Anche l’esercizio fisico, affettuato a cadenze regolari, si è dimostrato avere effetti benefici  sulla depressione così come stili di vita basati su di una alimentazione appropriata e sulla cura  della qualità e quantità del sonno.

In tutti i casi, specie in quelli più gravi, la combinazione di vari tipi di   trattamento, produce i risultati migliori per rapidità e stabilità di guarigione.

La malattia depressiva, come anche quella bipolare, presenta una peculiare caratteristica: una volta comparso il primo episodio, essa tende a ripresentarsi in seguito, anche a distanza di anni, con più facilità e per eventi stressanti di minore intensità di quelli che hanno determinato il primo episodio.

Disturbo Bipolare

Il Disturbo Bipolare, un tempo noto con la dizione classica risalente alla psicopatologia tedesca ,di “Psicosi Maniaco Depressiva”, come tutti i disturbi psichici, esiste dacchè esiste l’uomo. Secondo le più accreditate interpretazioni del biochimismo cerebrale, esso consiste in un’alterazione nella produzione dei neurotrasmettitori cerebrali (molecole prodotte da neuroni, attivanti la rete di connessioni neuronali distribuita in tutto l’ambito cerebrale) in determinate aree del cervello. Clinicamente, si esprime in forme molto varie, da quelle più lievi come la ciclotimia, alle forme più gravi corrispondenti ai Disturbi Bipolare I e II, senza o con manifestazioni psicotiche (Psicosi Maniaco-Depressiva).
Il Disturbo consiste nell’alternanza di fasi espansive con fasi depressive; le prime sono forme di eccitamento psichico e/o psicomotorio di vario tipo (euforico, disforico, disinibito: aumentano le energie fisiche e psichiche, l’euforia passa facilmente all’irritazione, insorge un’elevata coscienza di sé, diminuisce il senso del pericolo e l’ottimismo nel futuro è esagerato, compaiono accelerazione dei pensieri e logorrea, affaccendamento inconcludente, eccessiva propensione a fare acquisti, disinibizione sessuale); le seconde sono forme di abbattimento psichico o psicomotorio ( perdita di energie fisiche e psichiche, insonnia, tristezza, cattivo umore, ansia, pessimismo e disistima di sé, sentimento di insufficienza o fallimento, noia di vivere, apatia,  rallentamento del corso dei pensieri, difficoltà nel prendere decisioni, diminuzione delle capacità di concentrazione e memoria, inbizione sessuale fino a completa perdita del desiderio sessuale) separate o meno tra di loro da fasi di benessere (intervallo libero). In alcuni casi, eccitamento e depresione convivono a formare gli “stati misti”. Le tre fasi (eccitamento, depressione, intervallo libero), costituiscono il “ciclo”. I cicli possono presentarsi una sola volta nella vita come anche ripetersi frequentemente, fino anche a quattro e più volte all’anno.
L’enorme varietà di forme cliniche del Disturbo Bipolare,  ne rende spesso difficile la diagnosi; essa è dovuta da una parte alla miriade di sintomi che lo caratterizzano e che possono arrivare anche a “mescolarsi” tra di loro creando numerosissime varietà cliniche (vedi, ad es. gli stati misti) come anche alla variazione della loro intensità che porta talvolta alla presenza di forme talmente sfumate da essere di difficile individuazione anche agli psichiatri più esperti; dall’altra parte essa è dovuta alla variabilità nei decorsi. Per decorso si intende l’estendersi ciclicamente nel tempo,durante l’arco della vita, delle tre fasi della malattia (eccitamento, depressione, intervallo libero), vale a dire, l’estendersi nel tempo dei cicli; le due fasi patologiche differiscono, oltre che per la qualità e la varietà dei sintomi, per la  durata, che può variare per ciascuna da giorni, a mesi ad anni; i cicli differiscono tra loro sia per il numero di fasi ( solo le due patologiche, eccitativa e depressiva in alternanza continua  oppure, come accade molto più frequentemente,  seguite da un intervallo libero) sia per la loro frequenza nel corso dell’anno. La forma classica di decorso, è quella di tipo stagionale nella quale la fase eccitativa si presenta nella stagione primaverile-estiva e quella depressiva nella stagione autunnale- invernale (più raramente l’inverso) Oltre che di forme stagionali a “bassa” ciclicità (un ciclo solo nella vita, o due, tre cicli nell’arco della vita), si parla di di forme lungo cicliche quando le varie fasi superano la dimensione stagionale e i cicli durano più di un anno o anche più anni, rapido cicliche quando si hanno due o più cicli in un anno, circolari continue quando le fasi espansiva e depressiva si alternano incessantemente tra di loro,  senza interposizione di intervalli liberi di benessere. I decorsi vengono sempre più spesso modificati dall’utilizzo dei farmaci, in specie dagli antidepressivi che tendono, in numerosi casi, a prolungarli nel tempo, accentuandone la tendenza alla riacutizzazione (aumento della frequenza degli episodi).

La terapia d’elezione a lungo termine, è quella basata sugli stabilizzatori dell’umore (i principali: sali di litio, acido valproico, carbamazepina, gabapentina, lamotrigina, clonazepam,); tutte sostanze, a parte i sali di litio, appartenenti alla categoria degli antiepilettici.
Nelle forme acute di eccitamento, si fa ricorso ai neurolettici, tipici o atipici, da soli o in associazione con gli stabillizzatori ( i neurolettici atipici, vengono talvolta usati in monoterapia come stabilizzatori, a basse dosi,  nelle forme con sintomi psicotici); nelle forme acute di depressione bipolare , si tende a ricorrere all’utilizzo degli antidepressivi solo nelle forme più gravi e con particolare cautela, preferibilmenete in associazione con con stabilizzatori, per evitare il rischio di un “viraggio” rapido verso la fase eccitativa con  consnegyuente riaccensione della malattia.
Nel Disturbo Bipolare il rischio suicidario è, per vari motivi, elevatissimo (più che nella depressione): in taluni casi è indicato, per salvare il paziente, come suggeriscono tutte le linee guida internazionali, il ricorso alla terapia elettroconvulsivante, in genere di rapida e grande efficacia.