Attacchi di panico

Il disturbo da attacchi di panico è una forma di ansia estrema, una malattia caratterizzata dalla presenza, nel corso di un certo periodo di tempo che può variare da settimane a mesi ad anni, di episodi di ansia acuta e molto intensa, chiamata, appunto, panico.
Per essere panico, l’ansia è quasi sempre essere spontanea e inaspettata, almeno nei primi uno-due attacchi: negli episodi successivi essa è  generalmente preceduta dalla paura di fondo che l’attacco si possa riverificare: è anche questa una forma d’ansia, definita ansia anticipatoria.
Attacco di panico: durante un perido di tempo molto breve, abitualmente di qualche minuto, ma anche fino a un’ora come massimo, il paziente vive un’esperienza intensissima e traumatizzante di paura psicologica e fisica.
Immaginiamo che stia riposando, oppure guidando l’auto o ancora stia faccendo acquuisti al supermercato o si trovi in chiesa o stia cenando con amici: giunge senza preavviso un fortissimo e incontrollabile senso di paura: di impazzire,  di prossimo svenimento o addirittura di morte.
Questa sensazione psicologica è determinata da un senso di profondo malessere associato a segni fisici spesso dolorosi: il cuore che batte tumultuosamente, il respiro che si fa corto e superficiale, la vista annebbiata, le mani e /o I piedi che si ghiacciano, la nausea, l’ipersudorazione, i tremori accentuati, il non sentire il proprio corpo (depersonalizzazione) o l’avvertire come improvvisamnete estraneo il mondo circostante (derealizzazione). Si è letteralmente paralizzati dalla convinzione che si stia per impazzire o che la vita se ne stia andando. Un vero tormento che non accenna a diminuire e che lascia solo qualche pausa ma che sembra non finire mai. Il paziente cerca , se è in grado di farlo, di scappare via, di lasciare l’ambiente nel quale si trova, qualunque esso sia, senza badare ad altro che a cercare una via di fuga.  Vorrebbe poter comunicare a qualcuno quello che succede ma la parola non esce e il pensiero non è sufficientemente lucido. Un senso di vergogna incomincia farsi strada. Tutto questo è difficile da raccontare ma lascia un segno molto forte nella memoria e nell’esperienza. Abitualmente, una volta recuperata  spontaneamente,la condizione di normalità, il paziente sa riferire con esattezza il giorno e l’ora in cui si è manifestato il primo epispdio, come se avese determinato una nuova fase della sua storia personale ma non è ingrado ancora di descrivere con altrettanta precisione i sintomi provati.
A episodio finito, il paziente rimane sconvolto. Il primo attacco può essere seguito da un altro attacco a brevissima distanza di tempo oppure a distanza di settimane, mesi (più raramente anni). Può tuttavia rimanere il primo e unico della vita e non ripresentarsi più. La primissima esigenza del paziente è comunque quella di sentirsi rassicurato da qualcuno: il pronto soccorso, un medico o anche una farnacia. Vorrevbbe sentirsi dire di che cosa si è trattato, ricevere una diagnosi.
Normalmente, il paziente riceve un ansiolitico che attenua o fa scomparire del tutto il residuo ansioso post-critico ma non risolve con esso il problema se non per un limitato periodo di tempo (nel caso, per es., in cui gli attacchi si ripresentino a breve distanza di tempo).Nel trattamento a lungo termine, si ricorre con efficacia  ad alcuni antidepressivi (in ordine di tempo storico di utilizzo: imipramina, amitriptilina, cloriimipramina, paroxetina). Quest’ultimo farmaco attualmente è il più utilizzato. La psicoterapia, soprattutto quella di tipo cognitivo-comportamentale, si rivela di grande efficacia, soprattutto nella stabilizzazione dei risultati. Il trattamento più efficace, come si verifica anche in tutti i disturbi dell’umore e d’ansia, è senz’altro quello combinato, farmacologico e psicoterapico sia per rapidità di risultati sia per costanza nel tempo della guarigione.

I disturbi d’ansia, benché siano soggettivamnete quelli che procurano maggiore sofferenza al paziente, sono anche quelli di più facile e duraturo trattamento ma richiedono molto frequentemente, soprattutto nel caso degli attacchi di panico, cure prolungate, anche per anni.