Cefalea

La cefalea è una sindrome dolorosa del capo che può coinvolgere ogni parte della teca cranica. Le sindromi dolorose localizzate al di fuori della teca cranica,  come, per es., sul viso la nevralgia del trigemino, non vengono considerate facenti parte del gruppo delle cefalee bensì delle nevralgie. La cefalea si può distinguere in due grandi gruppi: la primariala secondaria e in alcuni sottogruppi.

La primaria (definita anche in passato con il termine di cefalea vasomotoria), comprende l‘emicrania nelle sue varie forme, lacefalea a grappolo e la cefalea muscolo-tensiva (o tensiva).

Le forme secondarie, comprendono molteplici sindromi cefalalgiche di cui si elencano le principali: il mal di testa in quanto sintomo di una depressione (facilmente cefalee di questo tipo, molto diffuse, vengono scambiate e trattate come forme primarie), le cefalee di origine dentale e/o da malaocclusione dell’articolazione temporo-mandibolare, quelle da deprivazione o da effetto di sostanze; quelle da trauma cranicoconseguenti a disturbi vascolari o a malattie intracraniche (tumori, emorragie, etc); quelle secondarie a infezioni (per es.: delle cavità nasali e dei seni paranasali); quellapremestruale.

Il dolore della cefalea è di intensità variabile, spesso fino a gradi quasi insopportabili e invalidanti. Può essere superficialeprofondo,continuoricorrente. Monolaterale (emicrania, cefalea a grappolo) se  localizzzato auna metà del capo o bilaterale (emicrania, cefalea tensiva) se  esteso a tutto il capo. Di tipo pulsantegravativo,sordo trafittivoNelle forme emicraniche e nella cefalea a grappolo esso è caratteristicamente sempre pulsante mentre non lo è nella cefalea muscolo-tensiva. Le crisi hanno durata variabile: da alcune ore fino settantadue ore, nelle forme ricorrenti o episodiche (emicrania, cefalea a grappolo) mentre il dolore è costantemente presente, variamente modulato, nelle forme continue (tensive). Dei meccanismi patogenetici delle cefalee primarie, si conosce assai poco; certamente sembrano essere coinvolte le strutture vascolari e la costellazione di fibre nervose che le circondano: la sorgente della sensazione dolorifica si origina dalle pareti dei vasi sanguigni che contengono fibre dolorifiche. Si tratta di una patologia nella quale i sintomi accusati dal soggetto superano per importanza i segni obiettivi. Sono spesso presentisintomi associati, quali: nausea/vomito, diarrea, stipsi, fotofobia(fastidio per la luce) o fonofobia (fastidio per i rumori), disturbi della vista, torpore, astenia, artralgie, febbre. Alcuni fattori, aggravano la cefalea: colpi di tosse, sforzi muscolari, esposizione a fonti di calore.
Dal punto di vista epidemiologico, la cefalea fa parte di uno dei dieci più comuni sintomi che il medico di base si trova a dovere affrontare nella sua pratica quotidiana e uno dei principali motivi di malessere e di astensione dal lavoro. Una della maggiori indagini epidemiologiche condotte con sistematicità sulla popolazione, ci consente di affermare che il 78% delle femmine e il 64 % dei maschi ha sofferto almeno una volta di cefalea nell’anno precedente lo studio (Hopkins a e altri).
Un altro studio ha osservato che il 36% delle femmine e il 19% dei maschi soffrono di cefalea ricorrente. La gestione dell’attacco emicranico, viene divisa fra il medico generico e lo specialista neurologo anche se, generalmente, è al medico generico che il paziente si rivolge inizialmente per la cura dell’attacco. Diversa è la situazione nel caso della gestione/prevenzione delle ricorrenze, nelle quali sono indispensabili la formulazione di una diagnosi differenziale e l’ individuazione del possibile  decorso della malattia ai fini di un corretto utilizzo dei corrispondenti trattamenti preventivi.

La cefalea di tipo “muscolo-tensivo” è la forma più comune di cefalea e prevale nel sesso femminile. Esordisce in genere verso la mezza età, in relazione probabilmente agli stress della vita quotidiana ripetuti negli anni, spesso in concomitanza con ansia e depressioneSecondo alcuni autori, essa è il sintomo dominante di una depressione cronica, che può venire “mascherata” negli altri suoi sintomi dalla predominanza del “sintomo cefalea”. E’ generalmente bilaterale, con prevalenza della localizzazione del dolore in sede occipito-nucale, ma anche frontale o temporale o diffusa al vertice del capo. Il dolore è sordo e continuo, talvolta con senso di costrizione o di pressione (come se un anello di ferro stringesse il capo) o di gonfiore, accompagnato dalla paura che la testa possa scoppiare e manca della tipica pulsatilità che caratterizza l’emicrania e la cefalea a grappolo(cefalee vasomotorie). L’esordio è più graduale che nelle cefalee di tipo vasomotorio ma può persistere per settimane, mesi o anni, con una continuità nel tempo assente nelle altre forme di cefalea (cefalea cronica di tipo muscolo-tensivo).

L’ “emicrania” è una malattia caratterizzata da episodi cefalalgici periodici, generalmente monolaterali e pulsanti, i quali iniziano nell’infanzia, nell’adoloscenza o nella prima età adulta. Prevale, cos’ come la forma tensiva, nel sesso femminile. Ne esistono due tipi:  con senza “aura” ( rapporto di 1:5). Entrambe possono essere precedute da sintomi premonitori. Il tipo “con aura” è preannunciato molto spesso da disturbi di tipo visivo, aumento o diminuzione dell’appetito, sonnolenza e sbadigli, debolezza di un braccio o di una gamba, seguiti dopo pochi minuti da una cefalea emicranica pulsante (occasionalmente bilaterale) associata a nausea e talvolta vomito, che dura complessivamente alcune ore o al massimo, un giorno o due. La forma “senza aura” è caratterizzata da una cefalea emicranica, abitualmente monolaterale, con o senza nausea e vomito, che si protrae con le stesse modalità temporali dell’altra forma. In entrambe, è presente un’abnorme sensibilità alla luce e ai rumori ed è comune un’esacerbazione del dolore con i movimenti della testa; se il dolore è intenso, il paziente preferisce stare sdraiato in una stanza buia e cercare di dormire. La forma “con aura” (la meno diffusa) ha un’evidente base genetica, tendendo a manifestarsi nella stessa generazione e nelle successive, in circa il 60-80% dei casi.

La “cefalea a grappolo” si manifesta, contrariamente a tutte le altre forme di cefalea primaria, prevalentemente nel sesso maschile, in giovani adulti maschi (tra i 20 e i 50 anni) in un rapporto di 5:1 con le femmine. E’ caratterizzata da una localizzazione all’orbita, sempre monolaterale: il dolore viene avvertito in profondità, dentro e attorno all’occhio, intenso, non pulsante, generalmente notturno con insorgenza una o due ore dopo l’addormentamento, spesso irradiantesi alla fronte, alla tempia, alla guancia. Essa tende a ripresentarsi, con sorprendente regolarità, alla stessa ora, tutti i giorni, per un periodo di di 6-12 settimane, dopo il quale si osserva una completa assenza di attacchi per diversi mesi o addirittura per anni ( da qui, il termine “ a grappolo”). Nel 10% dei casi, può tuttavia diventare cronica. Vi si associano, per periodi varianti tra i 15 e 180 minuti, sintomi quali: l’ostruzione di una narice, rinorrea (gocciolìo di una narice), lacrimazione, gonfiore della guancia. L’arteria temporale omolaterale, può diventare turgida e dolente durante l’attacco.

Esistono forme “miste” di emicrania e cefalea muscolo-tensiva,che costituiscono una variante particolarmente grave e di difficile trattamento.

Vi sono poi sottogruppi di cefalee che si manifestano in occasioni particolari: il sabato e la domenica, dopo una settimana trascorsa in condizioni particolarmente stressanti(cefalea del fine-settimana), durante o dopo rapporti sessuali, dopo febbri dovute a qualsiasi causa, nell’ipotiroidismo, dopo sospensione di cortisonici, durante l’impiego della pillola, da sforzo fisico (nei sollevatori di pesi), da colpo di frusta (incidenti stradali), nell’ artrosi cervicale (per interessamento dei tre segmenti più alti della colonna cervicale:cervicalgia).

Nella terapia degli attacchi acuti, i farmaci si rivelano tanto più efficaci quanto più precoce è la loro assunzione. Nell’ emicrania”si utilizzano, oltre ai comuni antidolorifici (FANS), ergotamina e indometacina; ultimamente anche un nuovo gruppo di farmaci della classe cosiddetta dei triptani. Nella “cefalea a grappolo”:ergotamina, indometacina, metisergide, sumatriptan, corticosteroidi e, nei casi refrattari, verapamil, flunarizina,valproato, sali di litio. Nella “cefalea muscolo-tensiva”, i comuni antidolorifici, ansiolitici, antidepressivi (in particolare, amitriptilina).
Le sulpiridi si sono rivelate efficaci nelle “cefalee premestruali”.

La terapia preventiva o a lungo termine è indicata negli individui in cui gli attacchi emicranici sono frequenti e nelle forme tensive. I farmaci più efficaci in questo senso sono stati, finora, i beta-bloccanti (propanololo), gli anticonvulsivanti (valproato), gli antidepressivi (amitriptilina) e i calcio-antagonisti (verapamil. flunarizina). Il sottodosaggio può essere la ragione principale dell’eventuale inefficacia di questi farmaci. Ansiolitici e antidepressivi sono particolarmente indicati nel trattamento prolungato delle forme muscolo-tensive.
Alcuni tipi di alimenti ( cioccolata, hot-dog (per il loro contenuto in nitriti), formaggi, cibi grassi, arance, pomodori, cipolle vino rosso, etc), inducono in certi pazienti gli attacchi e quindi vanno evitati così come vanno modificate le abitudini di vita frenetiche, caratterizzate da prolungata esposizione a stress di qualsivoglia natura.
Terapie alternative come l’agopuntura o la chiropratica si sono rivelate efficaci in talune forme di cefalea. Le psicoterapie, dopo una valutazione del rapporto costi-benefici, possono rivelarsi utili nell’indurre una correzione dello stile di vita e, quindi, nel ridurre l’esposizione allo stress.